Ci proteggerà la neve di Ruta Sepetys

Buongiorno, il blog ha da poco compiuto una settimana ed io non potrei sentirmi più felice di così, avete deciso di seguirmi in tanti (perché pensavo che questo blog rimanesse un po' vuoto all'inizio) e vi sento entusiasti almeno quanto me. GRAZIE A TUTTI.
In queste prime settimane il blog sarà aggiornato spesso proprio perché voglio recuperare le ultime recensioni pubblcate sul vecchio post, dopo di che le cose si "calmeranno" un pochino, ma spero non perderete la voglia di seguirmi e leggermi, anche perché dopo queste prime recensioni inizierò a pubblicare quelle "inedite" e altri post diversi che spero arricchiranno il blog.
Oggi vi parlo di un libro che mi è piaciuto da morire e che mi ha fatto soffrire; una scrittrice che ormai considero una delle mie preferite e che spero la Garzanti continuerà a pubblicare per sempre 😻


Ogni volta che leggo un libro che tratta argomenti legati alle guerre, alla sofferenza e dolore, all’odio e al terrore che hanno provocato, ne esco sempre sconvolta ma anche più ricca dentro, perché in questi libri si troverà sempre una forte umanità e anche tanto coraggio in mezzo a tutte quelle emozioni negative e dolorose.

Così è stato per “Ci proteggerà la neve”, terzo libro di Ruta Sepetys che leggo e anche questa volta totalmente soddisfatta dalla storia che ha deciso di raccontare e dal modo in cui l’ha raccontata. L’autrice anche questa volta ha deciso di scrivere e raccontare una parte della storia che non viene quasi mai citata e raccontata. Se con “Avevano spento anche la luna” la Sepetys ha raccontato la deportazione dai paesi baltici ai gulag di Stalin; questa volta ha deciso di raccontarci la fuga verso la salvezza di persone di diverse nazionalità (paesi Baltici, polacchi, tedeschi, prussiani) che scappano dall’avanzata russa contro la Germania e ci parla di un’altra sciagura che ha colpito gli uomini in quel periodo, una sciagura ancor meno conosciuta (non ve ne parlo apertamente perché mi sono resa conto che nella trama del libro non ne viene fatta parola e di conseguenza vi farei spoiler).

Mettendo da parte un attimo la Storia, la stessa Sepetys mette subito in chiaro che questo libro è un’opera di storia romanzata e dietro ci sono anni e anni di ricerche, vorrei subito parlare dei personaggi e del modo in cui l’autrice ha deciso di raccontarci questa storia.
Abbiamo quattro punti di vista differenti: Joana una ragazza lituana, Emilia una ragazza polacca, Florian un ragazzo prussiano e Alfred un ragazzo tedesco; ci raccontano pressappoco lo stesso momento, spesso nello stesso identico posto, ma attenzione, non per questo troverete momenti noiosi o ripetitivi, tutt’altro, ognuno di loro ha qualcosa di intenso da raccontare e vivrà quegli esatti momenti in maniera totalmente differente dal compagno di racconto. Appena mi sono accorta di questa alternanza di punti di vista, ho storto un po’ il naso, ma a fine libro mi sono resa conto che tutto questo è stato perfetto, perché ho avuto la possibilità di “studiare” tutte le varie situazioni da angolazioni differenti, perché non solo cambia la voce narrante, ma cambiano anche i sentimenti e il modo di pensare e così la storia sembra acquistare ancora più sfaccettature di quelle che avrebbe avuto se raccontata da una sola voce; la storia diventa ancora più intensa e colma di emozioni fortissime, tant’è che sono arrivata alla fine con un groppo in gola, il batticuore e gli occhi lucidi.
E’ stato interessante scoprire questi fatti storici di cui sapevo pochissimo o addirittura niente di niente, è stato tremendamente difficile leggere di nuovo di quanto odio e dolore può provocare l’uomo e allo stesso tempo di quanto l’uomo può essere forte in mezzo alla debolezza, quanto può essere umano in mezzo ai disumani e quanta bontà, delicatezza e coraggio può avere in mezzo alla cattiveria e alla codardia.

Alcuni personaggi che non ho ancora citato mi hanno lasciato tanto dentro, come il caro e vecchio Poeta delle scarpe, così soprannominato dai suoi compagni di fuga, è stato un personaggio spesso presente che con la sua forza di volontà e la sua speranza è riuscito ad illuminare anche gli scenari peggiori, per non parlare di come si è preso a cuore il piccolo Klaus, si sono dati una grandissima forza a vicenda e tanto amorevole affetto. La grande e grossa Eva non è riuscita a lasciarmi molto, ma ho apprezzato la sua testardaggine e la sua voglia di dire sempre le cose come stanno, anche se causano dolore. Ma più di tutti mi è rimasta nel cuore Emilia, la piccola bionda polacca...credo sia uno dei personaggi più coraggiosi di cui ho mai letto e che riesce a sorprendere sempre più fino alla fine del libro, perché appena si inizia a leggere il suo punto di vista, quello che viene subito all’occhio è la sua grande nostalgia di casa e della sua famiglia e la sua debolezza, ma capitolo dopo capitolo viene fuori una forza da leonessa in questa ragazzina, soprattutto verso la fine.

Va tanto della mia ammirazione verso lo stile della Sepetys che riesce a rendere queste storie difficili più umane e più vicine a tutti noi, forse perché la sua famiglia ha vissuto sulla propria pelle le difficoltà della guerra, non so il motivo, ma lei riesce a dare tanta forza a quello che scrive, come se avesse lei stessa il bisogno di sfogarsi col mondo e di rendere tutto il mondo partecipe di queste vicende spesso taciute e sconosciute; da ogni riga traspare la sua sincerità, la sua voglia di raccontare e di far conoscere a tutti quello che è successo; mettiamoci in mezzo anche una grande forza narrativa che le permette di raccontare qualsiasi tipo di storia (a mio parere) e mi sono trovata tra le mani un piccolo gioiello che la consacra ai miei occhi come una delle mie scrittrici preferite; inoltre è stata capace di collegare questo libro con il precedente “Avevano spento anche la luna” grazie ad un filo sottilissimo che ogni tanto viene citato nel libro e che, secondo me, arricchisce ancora di più la storia e la rende ancora più reale e viva.

Andando in un campo più superficiale, vorrei capire per quale motivo è stato scelto il titolo “Ci proteggerà la neve” che non rende giustizia alla storia o al titolo originale “Salt to the Sea”, non pretendevo certo che venisse mantenuto il titolo in inglese, ma se lo avessero semplicemente tradotto avrebbero fatto un lavoro molto migliore; per fortuna il contenuto è mille passi più avanti, e vorrei poter consigliare a tutti di non soffermarsi al titolo o alla copertina (che non è male), ma provate a leggere la trama, le prime pagine o la nota finale dell’autrice, perché questo libro merita di essere letto da ognuno di noi.

Letto dal 12 febbraio 2018 al 14 febbraio 2018
★★★★★



Info sul libro:

Titolo: Ci proteggerà la neve
Autore: Ruta Sepetys
Traduttore: Roberta Scarabelli
Casa editrice: Garzanti
Pagine: 364
Prezzo: 16.90 €

Trama:
Il vento solleva strati leggeri di fiocchi ghiacciati. Joana ha ventun anni e intorno a sé vede solo una distesa di neve. È fuggita dal suo Paese, la Lituania. È fuggita da una colpa a cui non riesce a dare voce. Ma ora davanti a sé ha un nuovo nemico: è il 1945 e la Prussia è invasa dalla Russia. Non ha altra scelta che scappare verso l’unica salvezza possibile: una nave pronta a salpare verso un luogo sicuro. Eppure la costa è lontana chilometri. Chilometri di sete e fame. E Joana non è sola. Accanto a lei ci sono altre anime in fuga, ognuna col proprio incubo, in viaggio verso la stessa meta. Emilia, una ragazza polacca che a soli quindici anni aspetta un bambino, e Florian, un giovane prussiano che porta con sé il peso di un segreto inconfessabile. I due hanno bisogno di Joana. Perché lei non ha mai perso la speranza. Perché la guerra può radere al suolo intere città, ma non può annientare il coraggio e la voglia di vivere. È grazie a questa sua forza che Joana riesce ad aiutare Emilia nella gravidanza, e a far breccia nel carattere chiuso e diffidente di Florian. I loro giorni e le loro notti hanno un’unica eco: sopravvivere. E quando la nave finalmente si intravede all’orizzonte, la paura vorrebbe riposare in un luogo sicuro. Ma Joana sa che non si finisce mai di combattere per la propria vita, ed è pronta ad affrontare ogni ostacolo, ogni prova ogni scherzo del destino. Finché gaurdando in alto vedrà un cielo infinito pieno di neve, saprà che qual candore le darà la forza di non arrendersi.

Commenti

  1. Autrice interessante, che terrò d'occhio (WL chilometrica permettendo).

    E' stupendo poter leggere di autori provenienti da Paesi e culture di cui in Italia si sa poco; stupendo ma anche impegnativo e doloroso: tutto quel male a (relativamente) poca distanza da noi, di cui non abbiamo saputo nulla fino a pochi anni fa...

    Un libro che ho letto di recente e ripercorre la storia travagliata ed eroica di queste terre è Anime Baltiche, di Jan Brokken: un viaggio della memoria fra Prussia, Lituania, Lettonia ed Estonia, molto vivo e coinvolgente.

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    Risposte
    1. Mi fa piacere essere riuscita a consigliare un'autrice che ha attirato il tuo interesse, di suo ti consiglio anche "Avevano spento anche la luna".
      Sono totalmente d'accordo con te, venire a scoprire fatti accaduti non troppo lontani da noi e non troppo in là negli anni è sempre doloroso, ma anche istruttivo e bellissimo. Le emozioni sono sempre tante e molto diverse.
      Ti ringrazio moltissimo per il tuo suggerimento di lettura, sono andata a cercarmi la trama ed il libro è finito subito in wishlist :)

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