L'uomo dei boschi di Pierric Bailly

Buongiorno lettori, eccoci nel mese di giugno. Le scuole finiscono, iniziano le ferie, i viaggi al mare o in montagna. Anche se finora il meteo non è stato molto clemente con noi, ma non lamentiamoci, almeno non stiamo soffrendo il caldo precoce come altri anni 😅
Ho visto che negli ultimi giorni mi avete lasciato tanti commenti e sono felicissima, purtroppo blogger ha deciso di non inviarmi più le notifiche quando commentate (qualcuno di voi ha questo problema ultimamente?) e così li ho visti tutti stamattina appena ho aperto il blog. Ho risposto a tutti voi e vi ringrazio di nuovo 😍
Oggi vi propongo un'altra recensione, dovrei fare il post di recap delle letture e presentarvi la mia TBR per questo mese, ma avevo così voglia di parlarvi di questo libro che ho deciso di rimandare il recap, e spero ne sia valsa la pena. Il libro di cui vi parlo oggi è un memoir, una specie di autobiografia (non sono molto esperta di questi generi e spero di non dire cavolate classificandolo in questo modo) che affronta il tema della morte. Spero sarete curiosi di conoscere il libro e il mio pensiero. Vi aspetto per chiacchierare insieme nei commenti 😊
PS: La foto è in verticale, invece che orizzontale come al solito, dunque scombinerà un po' tutto, ma ci tenevo a fare una foto del genere ed è venuta così, sorry.


Questo libro è riuscito fin da subito ad affascinarmi, sin dalla prima volta che l'ho visto nella newsletter della casa editrice: la copertina in primis e subito dopo la trama che sembrava avvolgermi da quanto era potente.
Personalmente finora ho avuto un buon rapporto con la morte, se buono si può definire un rapporto con un avvenimento così irreversibile, totale e destabilizzante.
Ecco perché questo libro ha subito attirato la mia attenzione, perché sentivo il bisogno di un libro che fosse sincero, che non creasse impalcature esagerate per raccontare un evento naturale e ricco di sfaccettature.
Ho scoperto solo dopo che Pierric Bailly ha scritto un memoir dedicato alla morte del padre, non pensavo fosse qualcosa di “autobiografico” ma pensavo fosse un romanzo di finzione, probabilmente se mi fossi accorta prima di questa cosa, avrei iniziato la lettura con un animo decisamente diverso e forse avrei sentito ancora più forte e intensa la presenza di questo scritto dentro di me.
L'uomo dei boschi racconta come l'autore affronta la morte improvvisa e strana del padre: scivolato da una roccia mentre faceva una passeggiata nei boschi dello Jura francese, posto che amava e conosceva molto bene in quanto viveva lì da sempre. L'autore ha messo su carta le sue emozioni e sensazioni, ma ha anche creato una vera e propria memoria del padre; ha ripercorso alcuni momenti della sua vita e i bei e brutti momenti passati insieme a lui; quello che le persone pensavano,sapevano e credevano di sapere di lui e quello che lui stesso pensava,sapeva e credeva di sapere del padre; infine il modo in cui tutti (amici, parenti, conoscenti) hanno affrontato questa perdita.
L'uomo dei boschi è uno dei libri più sinceri, onesti, lucidi e veri che io abbia mai letto, il modo in cui l'autore affronta e ci parla di questa grave perdita è inestimabile, potrebbe quasi diventare una specie di manuale per chi deve avere a che fare con un avvenimento di questa portata. Sicuramente aiuta a fare chiarezza su alcune emozioni con cui tutti prima o poi dovremo scontrarci, aiuta a non farsi cancellare dal dolore ma ad affrontarlo e trattarlo con grande dignità e rispetto; fa capire che il miglior modo per stare di fronte a questo tipo di morte è quello di ricordare, di farsi cullare dal passato sia dai momenti belli che brutti, perché tutti questi attimi hanno creato il rapporto che l'autore ha vissuto col padre, l'affetto che li univa, contraddistinto da incomprensioni e rabbia, ma anche da momenti di pura gioia e unione. Poi aiuta a guardare avanti, dopo aver preso in esame il passato, rendendolo ancora più ancorato al proprio cuore, l'autore inizia a guardare avanti, inizia a capire come poter continuare la propria vita senza la presenza della figura paterna, capisce che deve lasciarlo andare mantenendo vivo il suo ricordo nel cuore e nella mente. So che lette così sembrano tutte cose ovvie, ma leggendo questo libro balza subito all'occhio che non è un'ovvietà, non è così semplice e nemmeno così immediato, si passa attraverso diverse fasi e queste fasi ce le racconta l'autore a modo suo. L'immagine migliore che mi viene in mente pensando a L'uomo dei boschi è: scritto con il cuore e l'anima in una mano e la mente nell'altra mano.
Oltre a questa bellissima ed emozionante lettura e comprensione della morte, abbiamo a che fare con un'ambientazione splendida. Si percepisce subito quanto Pierric Bailly e il padre siano legati ai paesi dove hanno vissuto, quanto quei boschi fanno parte di loro fin nel profondo. L'autore compie questi viaggi attraverso i paesini dove hanno vissuto insieme, dove il padre ha vissuto da solo, prende la macchina del padre e cerca di percorrere tutte le strade e stradine che percorreva lui, fa lunghe passeggiate nei boschi e oltre a voler ricostruire gli ultimi istanti di vita del padre con tutto se stesso, con queste passeggiate e piccoli viaggi è come se ricostruisse anche se stesso, come se quei posti e boschi gli dessero la vitalità necessaria per proseguire la sua vita.
Sono rimasta molto affascinata dall'ambientazione, ho sentito di conoscere un pochino quei boschi, e la mia voglia di poterli visitare è diventata molto forte e incombente.
Tutto in questo libro è vivo e reale, tutto riesce ad emozionare e far riflettere, Pierric Bailly ha compiuto un grandissimo lavoro su di sé, ma ha anche donato al mondo un libro indimenticabile, che diventa quasi indispensabile. Pensate che in sole 118 pagine, l'autore riesce a parlarci del suo rapporto complesso col padre, della vita del padre, di amici e parenti, dell'ambientazione meravigliosa, del rapporto con la morte, della morte stessa...e non ci è riuscito perché affronta tutto in modo superficiale, ma perché è riuscito ad usare le parole giuste, le frasi giuste. Tutto viene affrontato con il tempo di cui ha bisogno e nel modo più sincero possibile, seguendo il cuore e i ricordi dell'autore. Uno dei libri che ho sottolineato di più in assoluto, proprio perché per me ha rappresentato una specie di lezione di vita e non posso far altro che ringraziare Pierric Bailly.

Letto dal 25 maggio 2018 al 30 maggio 2018
★★★★



Info sul libro:

Titolo: L'uomo dei boschi
Autore: Pierric Bailly
Traduttore: Tommaso Gurrieri
Casa editrice: Clichy Edizioni
Pagine: 118
Prezzo: 15.00 €

Trama:
Un romanzo sulla morte. Uno dei più lucidi e indimenticabili romanzi sulla morte. Su chi resta, dopo la morte. Su cosa resta, dopo la morte. Su come si può convivere con l’idea della morte. Un romanzo su un figlio e su un padre, sui loro silenzi e il loro incontenibile amore, un amore mai detto. E anche un romanzo sulla natura, sull’umidità, sulle rocce, il muschio, le felci, gli alberi, i camosci, l’acqua che a volte è violenta e può uccidere. Gli insetti e le larve che divorano i cadaveri da dentro, trasformandoli in terra di nuovo. Un romanzo sul cadere e sulla voglia e il bisogno di ripartire. Un romanzo che è anche un’evocazione della campagna nel mondo veloce e spietato dei nostri tempi, che cambia, che si trasforma, che ci allontana gli uni dagli altri. È la storia di un tentativo di emancipazione, di un destino modesto, eppure anche integro e singolarissimo. È il ritratto di una generazione che sceglieva Leo Ferré per accompagnare un funerale, nella quale trovavano posto e dignità le persone pronte a lottare per la giustizia e l’eguaglianza, anche tra chi viveva a contatto ogni giorno con la terra e la sua cieca ferocia. L’uomo dei boschi è un libro che rimarrà a lungo nella testa e nel cuore di chi lo ha letto.

Commenti

  1. Sembra decisamente il genere di libro che potrei apprezzare... forse non ora, forse non in questo momento della mia vita, ma in futuro spero di ricordarmene, perché leggerlo non mi dispiacerebbe affatto!

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    1. Che bello vedere che ultimamente le mie letture ti incuriosiscono tutte. Anche questo è un libro complessoe molto molto intenso, ma vale la pena davvero leggerlo...fa stare bene.

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  2. Adoro l'ambientazione, e già per questo mi piacerebbe leggerlo, ma poi il fatto che riesca a coniugare anche una tematica forte come quella della morte e della perdita, mi convince ancora di più.

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    1. Guarda, spesso lo stesso autore durante la narrazione dice che le ambientazioni sembrano quasi fiabesche e leggendo mi sono immaginata le ambientazioni proprio in questo modo...poi sono andata a cercare su Google delle foto ed ho avuto conferma della mia immaginazione. Io te lo consiglio davvero, perché il tema della morte è trattato davvero in modo estremamente umano, umile e sincero.

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